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I cesti nella tradizione favolistica italiana – Italo Calvino

LE FIABE ITALIANE DI ITALO CALVINO

Alla ricerca di testi letterari, racconti, poesie, e di qualsiasi altra forma di produzione letteraria in cui rintracciare la presenza di cesti, pensa che ti ripensa, ecco che si affaccia alla mente tutto il repertorio favolistico della nostra tradizione: a cominciare dalla celeberrima (e quasi universalmente nota, nelle sue numerose varianti narrative) Cappuccetto Rosso, la premurosa nipotina che, ignara di ciò che le sta per accadere, porta alla nonna la gustosa merenda nel tradizionale cestino. Tutti sappiamo come va a finire, mentre certamente meno conosciute sono le contorte, surreali, o essenziali trame delle fiabe italiane, che ogni regione italiana custodisce e tramanda.

Italo-Calvino-i-Oslo 07-04-1961 Fotograf-Johan-Brun

Nel 1956 Italo Calvino pubblica la preziosa raccolta di Fiabe italiane, (ristampate poi nel 1985, nona ristampa), un classico della nostra tradizione favolistica e, più in generale, della nostra identità culturale tutta. In due volumi sono raccolte 200 fiabe provenienti dalle diverse regioni d’italia. Per ciascuna è fornita una interessante segnalazione circa la provenienza/origine: non solo la regione nella divisione amministrativa consueta (Molise, Abruzzo,  Piemonte, eccetera), ma anche ripartizioni quali “Corsica”, “Entroterra palermitano”, “Greci di Calabria”, “Valdarno superiore”, “Entroterra genovese”, “Riviera ligure di ponente” e così via elencando e conservando tradizioni, di luogo in luogo, quasi di contrada in contrada, fino al particolarismo locale, per giungere a comporre un insieme quanto mai ricco di tradizioni, influenze, contributi, commistioni, stratificazioni, in un panorama culturale davvero articolato. 

E veniamo al nostro elemento, il cestino: le fiabe in cui esso compare sono numerose, poiché diffusissima è la cesteria nella cultura popolare, in quel mondo contadino e rurale da cui quasi tutte le favole nascono e a cui quasi sempre fanno riferimento. 

Quanto alla funzione narrativa dell’oggetto-cesto, nessuna menzione nel grande classico dello strutturalismo dell’antropologo russo Vladimir J. Propp Morfologia della fiaba, pubblicato nel 1928 (ma apparso in Italia solo nel 1966).

Dunque siamo noi, adesso, ad ipotizzare, senza alcuna pretesa di completezza, caratteristiche e funzioni dell’oggetto-cesto: nelle fiabe esso sovente contiene l’elemento-chiave della narrazione, oggetto semplice e al tempo stesso custodia preziosa, quasi uno scrigno, dell’oggetto decisivo del racconto, sia esso la causa dello svolgimento dei fatti o ne sia esso la soluzione. Il cestino assume connotati di magia di per sé, in quanto contenitore; può contenere frutti, fiori, ortaggi, denaro, uova, gioielli, pesci, financo acqua…; è rifugio quando contiene un nido per pennuti, è nascondiglio quando cela i personaggi, da proteggere, è bizzarra trappola quando contiene personaggi oggetto di scherno e da canzonare…

Nelle fiabe, invece, non incontriamo mai spiegazioni o informazioni circa la fattura del cesto, niente né sui materiali usati né tantomeno sulle eventuali specifiche tecniche regionali di intreccio.

Sarebbe in questa sede impossibile citare, per ogni fiaba in cui compare un cesto, trama e funzione narrativa del cesto. Pertanto forniamo qui di seguito i titoli delle Fiabe raccolte da Calvino in cui è presente il cesto, lasciando ai lettori il piacere di lasciarsi incuriosire da questi buffi, affascinanti, fiabeschi titoli, per scegliere e gustare la lettura (la numerazione è quella fornita sul testo).

Segnaliamo infine che, in coda al secondo volume, inoltre, Calvino fornisce annotazioni e commenti per ogni fiaba, non mancando di segnalare ed argomentare intorno ai cesti, laddove essi rivestano una particolare funzione nella narrazione.

  1. La biscia (Monferrato) 
  2. Bella Fronte (Istria)
  3. La lattaia regina (Livorno)
  4. L’Uccel bel-verde (Firenze)
  5. Il re nel paniere (Firenze)
  6. Le ochine (Siena)
  7. L’acqua nel cestello (Marche)
  8. Quattordici (Marche)
  9. Maria di Legno (Roma)
  10. La gallina lavandaia (Irpinia)
  11. Liombruno (Basilicata)
  12. La colomba ladra (Palermo)
  13. Il Balalicchi con la rogna (Palermo)
  14. Erbabianca (Palermo)
  15. La volpe Giovannuzza (Catania)

Chiara Morabito

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