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Un cesto, tanti significati

Un cesto, tanti significati: breve ricerca etimologica

Per i curiosi (o per gli appassionati) della storia della lingua italiana, e immaginiamo anche per i cultori della cesteria (maestri artigiani e non solo), sarà certamente interessante andare alla scoperta della etimologia del lessico legato all’ambito della cesteria.

Diamo pertanto inizio a questo percorso fra i significati cominciando dalla parola più ovvia, cioè dal “cesto”, o “cesta” che dir si voglia.

Sfogliando il vocabolario1, giunti al lemma “cesto”, notiamo con sorpresa che le accezioni del termine sono molteplici, e che afferiscono ad ambiti semantici completamente diversi fra loro. Ciò che li accomuna, tuttavia, sembra essere la forma del cesto, la sua struttura fisica: un contenitore per lo più tondeggiante composto da fasci di materiali variamente accostati fra loro. Leggiamo tali accezioni una alla volta.

La prima: qualora volessimo fare riferimento al contenitore cesto, cioè al  canestro, al paniere, l’origine della parola è da ricondurre alla latina “cista” (da cui anche “cesta” al femminile), e alla greca “kìste”, appunto la cesta, ma anche “cassa” o “urna”.

Anticamente con la parola “cista” si indicava un vaso con coperchio, munito di manici , generalmente di forma cilindrica, usato per riporvi capi di biancheria; altresì essa era un canestro dotato di coperchio ed utilizzato durante i riti dionisiaci di Demetra e di Iside, e conteneva quegli oggetti e i simboli sacri che, almeno fino all’inizio della cerimonia rituale, dovevano essere sottratti alla vista dei profani.

Il vocabolario riporta anche la céstola, dal latino “cistula”, il diminutivo della “cista”: si tratta di un particolare tipo di trappola, oggi proibita, per la cattura degli uccelli, costituita da una piccola cesta di vimini con apertura a scatto.

Seconda accezione, e già ci troviamo in un contesto completamente differente, quello botanico: qui il cesto indica l’insieme dei fusticini e delle foglie di una pianta erbacea, e deriva dal latino “cisthum” , parola assai usata negli erbari rinascimentali e ‘600eschi, e dal greco “kisthos”.

Inoltre le Cistacee sono piante erbacee con foglie opposte e frutto a capsula, dalla “cista” appunto.

Si sappia, infine, che una pianta può non solo germogliare, fiorire, appassire, eccetera, ma può anche cestire, cioè “fare cesto”, vale a dire che può sviluppare il proprio cesto fino a renderlo cestoso, cioè  rigoglioso.

Terzo significato, dalla Grecia classica: questa volta il cesto è l’aggettivo (participio passato) “kestòs”, cioè “ricamato”, “trapunto”, ed è sovente riferito alla “himàs”, una cintura appunto lavorata a ricamo indossata dalle spose greche e romane nel giorno delle nozze, simile ad un analogo ornamento portato dalla dea Venere.

Inoltre proprio a tale etimologia deve il proprio nome la classe zoologica dei Cestòdi, Platelminti parassiti con corpo diviso o no in proglottidi e, di solito, organi adesivi anteriori.

Ed ancora, a poche righe di distanza sulle pagine del nostro vocabolario ecco spuntare i Cèstidi, famiglia di Ctenofori dal corpo nastriforme, allungato, appiattito nel piano sagittale, cui appartiene il Cinto di Venere (la “himàs” di cui sopra).

Nel mondo romano il “caestum” era una specie di protezione, a mo’ di piccola armatura, fatta di strisce di cuoio e di metallo che nell’antichità i pugilatori si avvolgevano attorno all’avambraccio e alla mano, lasciando libere le dita. Per estensione, il “caestum” era anche la stessa gara fra i lottatori armati di cesti.

Aggiungiamo un’annotazione anatomica: le fastidiose cisti che spuntano qua e là nel nostro corpo e la altrettanto fastidiosa cistite riguardano formazioni ed organi che hanno a che vedere, sia pure indirettamente, con la greca “kìste”, cioè “cesta”, e con la analoga “kistìs”, cioè “cestella”, così come dal latino tardo “cystem”. Entrambe per via della forma (pressoché sferica) e della loro funzione di contenitore di diverse sostanze organiche.

E per concludere, chissà quante volte gli sfortunati al gioco avranno giocato una cista, o fatto cista: infatti nei giochi di carte la cista è la carta che non vale nulla, e nel biliardo è il punteggio nullo. Magari , in compenso, si è fortunati in amore…

Al prossimo articolo, con la ricostruzione di altri lemmi e dei relativi percorsi etimologici.

1 Tutte le definizioni sono tratte dal vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, pubblicato da Zanichelli, edizione 2013.

 

Chiara Morabito

 

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