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Vimini – vimine

Vìmine (vi-mi-ne) s. m. (pl. –ni) spec. pl. [lat. vīmen -mĭnis, der. di viēre «annodare, intrecciare»]. – Ramo flessibile di alcune specie di salici (Salix alba, S. triandra, S. purpurea, ecc.), decorticato dopo una lunga macerazione in acqua corrente, adoperato per lavori d’intreccio. Il termine si usa per lo più al plur.: un cestello, un paniere, una stuoia di vimini; una culla, una sedia di vimini.
( fonte vocabolario Treccani)

In alcune regioni d’Italia il termine vimini viene utilizzato anche per definire rami di diversi materiali dedicati all’intreccio, esempio: vimini di olmo o vimini di castagno.


dialettale/regionale: Virga ianca (Sicilia)


dialettale/regionale: Vinciu (Campania) – Termine utilizzato nel territorio di Falciano del Massico (CE). Indica il vimine in generale utilizzato in cesteria per l’intreccio. Es. Vinciu de sauci (Vimine di salice), Vinciu d’Aurulu (Vimine di olmo), Vinciu d’inestra (Vimine di ginestra), Vinciu d’auliva (Vimine di ulivo), Vinciu e nucella (Vimine di nocciola) e così via.


dialettale/regionale: Ò Vign (Campania – napoletano)


 

Vimini bianco


dialettale/regionale: Vimini (Lazio)


dialettale/regionale: Guren splo (Piemonte – Valle Bormida) – Termine usato per definire il salice decorticato.


dialettale/regionale: Vinco (Toscana) pl. vinchi.


 

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